Le origini
Così nacque la Benemerita
Rientrato in Piemonte dopo la caduta di Napoleone, Vittorio Emanuele I di Savoia costituì il Corpo dei Carabinieri ispirandosi alla Gendarmeria francese. Napoleone, che aveva letteralmente messo a soqquadro l’Europa per un buon decennio, era stato appena dichiarato decaduto dal suo imperiale titolo il 3 aprile 1814 e Vittorio Emanuele I di Savoia poteva finalmente fare ritorno, sull’onda della Restaurazione, al suo Regno di Sardegna. I suoi possedimenti comprendono, oltre all’isola, i ducati di Savoia, Aosta, Monferrato, Nizza, Oneglia, le città di Alessandria, Voghera, Tortona, Vigevano e le zone della Val Sesia, Val d’Ossola, Lomellina. La situazione politica in Italia era dominata allora da due fattori largamente coincidenti: Austria e Restaurazione.
Un potente ed efficiente caposaldo dell’Impero d’Austria è quindi rappresentato dal Regno lombardo -veneto, da cui si irradia l’influenza politica verso i più piccoli Stati italiani. Tra questi vi sono: il ducato di Modena; il ducato di Parma; il granducato di Toscana (tutti e tre con regnanti imparentati con la famiglia imperiale austriaca degli Asburgo); lo Stato pontificio, in cui la fazione politica conservatrice aveva avuto il sopravvento; il regno delle Due Sicilie, il cui sovrano, Ferdinando I, aveva appena abrogato la costituzione. In tutti questi Stati prevale un orientamento politico conservatore che favorisce la stretta intesa con l’Austria contro ogni ritorno rivoluzionario o libertario. Non solo le polizie sono attive nel ricercare gli elementi dissidenti, ma talvolta vengono costituite società segrete il cui scopo è di appoggiare con ogni mezzo il nuovo ordine reazionario.
Anche in Piemonte giocava l’accoppiata Austria – Restaurazione nel determinare il clima politico, inasprito dal fatto che il precedente governo si era retto sulla potenza militare dei francesi invasori. L’ordine pubblico, come era prevedibile dopo un simile rivolgimento politico, era quanto mai precario ed era gestito a stento dagli elementi della disciolta Gendarmeria di istituzione francese. In Francia la Gendarmeria aveva origini medievali con la delega del re ad un maresciallo dei potere giudiziario in zona di guerra. Allo scopo di controllare gli eccessi cui volentieri si abbandonavano le sue truppe dopo le battaglie e gli assedi, il maresciallo disponeva della “maréchaussée” (appunto un maresciallato), composta da compagnie di polizia e da giudici, che formavano tribunali militari.
L’intelaiatura di comando di questa polizia e della giustizia militare era costituita dai prevosti che erano a capo dei tribunali. Le competenze strettamente militari dei prevosti continuarono con la creazione di eserciti permanenti, cui corrispose l’istituzione di prevosti provinciali per controllare le guarnigioni. L’estensione a compiti di polizia civile avvenne nel 1536 con la decisione del re Francesco I di Valois di affidare ai prevosti la repressione dei cosiddetti delitti di strada, cioè del brigantaggio. Questo concetto fondamentale di duplice polizia civile e militare in un unico corpo sopravvisse alla Rivoluzione Francese ed è tuttora presente nell’ordinamento di polizia francese.
Dopo essere sbarcato l’8 maggio a Genova, il vecchio re si affretta a cancellare tutte le vestigia dell’odiato passato rivoluzionario. Tuttavia comprende piuttosto rapidamente che è necessario creare uno strumento che svolga le essenziali funzioni della Gendarmeria. La funzione sopravvive, il nome cambia. Nel giro di un mese l’opinione nei quadri dirigenti della corte si consolida intorno alla soluzione del problema del mantenimento dell’ordine. Il barone Des Geneys, Maggiore Generale delle Armate di Fanteria e Capo Squadra della Marina, in un appunto comunicava che «esaminando anche lo stato attuale delle fortunate regioni ritornate sotto il paterno dominio del loro legittimo Sovrano, non si può fare a meno d’esser vivamente impressionato dalle grandi minacce che dovunque si celano contro la tranquillità pubblica, delle quali non si possono individuare altre cause fuorché le passate peripezie e gli straordinari felici eventi, i quali devono giustamente far sperare in un avvenire fortunatissimo …».
Riflettendo poi sui mezzi coattivi per reprimere il disordine, si osserva come sarebbe «sia opportuna che efficace l’;istituzione del Corpo dei Carabinieri Reali. Esso potrà ancor più rendersi utile con la nuova formazione progettata che non solo darà maggior forza con l’aumento del numero degli effettivi, ma più ancora con l’immissione degli eccellenti Ufficiali, che fondatamente si spera di incorporare».
Fu così che nel giugno del 1814 fu stilato dalla Segreteria di Guerra (un equivalente dell’attuale Ministero della Difesa) un “Progetto di istituzione di un Corpo militare per il mantenimento del buon ordine” a firma del capitano reggente di Pinerolo, Luigi Prunotti. In diciotto articoli veniva redatto un regolamento che servì di base a successivi documenti. Il 16 giugno dello stesso anno fu completato un secondo studio, ‘ll Progetto d’Istruzione Provvisoria per il Corpo dei Carabinieri Reali”, controfirmato dal Generale d’Armata Giuseppe Thaon di Revel.
In questo progetto si prevedevano molteplici compiti che, in un italiano un po’ più moderno del testo originale, suonano così: «Si farà ogni giorno da due carabinieri d’;ogni Brigata a cavallo un giro di pattuglia sulle strade principali, quelle di traversa, sulle strade vicinali, nei comuni, casali, cascine ed altri luoghi del distretto di ciascuna Brigata… I Marescialli e Brigadieri marceranno coi Carabinieri per i suddetti giri di pattuglia, anche per i compiti di servizio sia ordinario che straordinario… I Carabinieri arresteranno i malviventi di qualunque specie anche se semplicemente sospetti, colti in flagrante contro i quali la voce dei cittadini richiederà la loro azione».
I casi straordinari d’intervento dei costituendi carabinieri comprendevano anche: furti con scasso, commessi da bande di malviventi, incendi ed assassini; rapine a corrieri governativi, diligenze cariche di munizioni o soldi dello Stato; rapimenti; repressione dello spionaggio; repressione del contrabbando e dell’accaparramento di granaglie e viveri; lotta ai falsari. Il progetto prevedeva la formazione di una sorta di Ministero degli Interni, detto ‘Buon Governo”, con la funzione di sovrintendere all’;apparato di polizia, di cui i carabinieri
sono la forza militare a disposizione.