Medaglia d’oro Attilio Basso

lanciava morente verso il nemico l’ultima bomba di cui era in possesso, gridando: Viva l’Italia!

Le medaglie d’oro ATTILIO BASSO

Ritratto-di-Attilio-Basso

La guerra giunse immediatamente anche in Africa, sia al confine tra la Cirenaica e l’Egitto, sia in quella Orientale, tra i territori dell’Impero, nato nel 1936 con la conquista dell’Etiopia, ed i possedimenti britannici. In Africa Settentrionale, dopo continue scaramucce, gli uomini del generale Graziani, a partire dal 13 settembre 1940, scatenarono una prima offensiva che si esaurì dopo la conquista di una fascia di circa 95 km all’interno del confine egiziano; nel dicembre dello stesso anno, però, gli Inglesi contrattaccarono, riuscendo a far arretrare le nostre forze di 400 km e conquistando la Cirenaica. L’intervento dell’alleato tedesco consentì una nuova vittoriosa offensiva nel marzo-aprile 1941 che, comunque, non cambiò le sorti delle nostre Armi, definitivamente sconfitte ad El Alamein, nell’ottobre-novembre 1942. Invece, in Africa Orientale Italiana le nostre Forze, al comando di Amedeo di Savoia Duca d’Aosta, anche approfittando di una temporanea superiorità, già a partire dal luglio 1940 attaccarono i Britannici in Sudan conquistando Kassala, in Kenia occupando una fascia di territorio di circa 10 km, ed in Somalia espugnando Berbera.

Ma dal gennaio 1941 gli Inglesi ed i loro alleati, opportunamente rinforzati e facilitati dal migliore armamento e dall’abbondanza di mezzi (a fronte delle disponibilità italiane invero limitate: la nostra mitragliatrice più affidabile era considerata la Schwarzlose austriaca, preda bellica della Grande Guerra) attuarono la loro controffensiva. In breve tempo il nemico riprese Kassala ed attaccò la postazione fortificata di Agordat; nonostante la schiacciante supremazia aerea e l’impiego dei nuovi carri Matilda, invulnerabili alle nostre artiglierie, le forze britanniche, composte in buona parte da Indiani e Sudanesi, impiegarono più giorni per avere ragione dei nostri reparti che, impossibilitati a resistere, ripiegarono verso Cheren. È in questa località che si svolse lo scontro decisivo per il possesso dell’Eritrea: i combattimenti ebbero inizio il 2 febbraio 1941 e si concretizzarono in una lunga serie di attacchi da parte del nemico che andarono ad infrangersi contro l’accanita resistenza degli Italiani, bombardati sistematicamente da terra e dal cielo. Purtroppo le nostre Forze venivano sempre più logorate e falcidiate, talché il 27 marzo la battaglia ebbe il suo esito infausto. Dopo Cheren, gli Italiani ripiegarono sull’Amba Alagi, ove il Duca d’Aosta, alla testa di meno di 10.000 uomini, resistette strenuamente per un mese alle preponderanti forze avversarie (circa 40.000 uomini meglio armati ed equipaggiati) finché il 17 maggio 1941, senza più acqua né viveri, i nostri reparti si arresero: i Britannici, riconoscendo l’eroismo degli Italiani, tributarono loro l’onore delle armi.

Avrebbe invece resistito per altri sei mesi il Generale Nasi a Gondar, difesa da quattro caposaldi e da due presidi, Debrà Tabor, che cadde nel maggio senza quasi combattere, e Uolchefit, che fu espugnata dopo una strenua ed accanita resistenza solo il 28 settembre. La caduta del caposaldo di Culqualber (21 novembre 1941) aprì al nemico la strada per Gondar che cadde il 30 novembre 1941: veniva così definitivamente ammainato il Tricolore sull’effimero Impero nato appena cinque anni prima dalla volontà del regime fascista. Fu durante gli scontri di Cheren del marzo 1941 che rifulse l’eroismo del Brigadiere Attilio Basso; egli nacque nella frazione Fratta di Pravisdomini (allora provincia di Udine, oggi Pordenone) il 21 luglio 1901 dai mezzadri Arcangelo ed Angela Segat; dopo aver lavorato come contadino e muratore in gioventù, a 19 anni rispose alla chiamata di leva e, nel novembre 1920, si arruolò nell’Arma. Carabiniere a cavallo nel 1921, dopo aver prestato servizio per breve tempo nella Legione di Treviso, ottenne di essere trasferito nel Regio Corpo Truppe Coloniali della Cirenaica nel dicembre dello stesso anno. Destinato alla Divisione autonoma Carabinieri della Cirenaica, si distinse nella campagna per la riconquista della colonia, riportando una ferita alla testa in combattimento sul Gebel nel maggio 1924 e meritando per tale episodio una Medaglia di Bronzo al V.M. Nel 1926 rientrò a Roma, ove rimase tre anni; nel 1933 fu trasferito in Tripolitania col grado di Appuntato e, nel gennaio 1936, fu mobilitato per l’Etiopia con la 392a Sezione Carabinieri. L’entrata dell’Italia nella II Guerra mondiale lo trovò ancora in terra d’Africa con il grado di Brigadiere. Cadde eroicamente a Cheren, il 16 marzo 1941, continuando a combattere con fierezza nonostante le gravissime menomazioni inflittegli dal nemico. L’eroico comportamento del Brigadiere Attilio Basso è compiutamente compendiato nella motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare che gli fu concessa “alla memoria”: “Tipico esempio di purissimo combattente, dava le più fulgide prove di coraggio, eroismo, abnegazione, spirito di altruismo. Crivellato di pallottole di mitragliatrici in prolungato aspro combattimento sostenuto dal suo reparto e con un braccio spezzato, non lasciò il posto di combattimento: continuò ad incitare compagni ed inferiori alla resistenza e si trascinò oltre le linee per portare aiuto ad un ufficiale gravemente ferito. Quando le sue forze non gli consentirono più di esplicare azioni che solo elevatissimi spiriti possono compiere, lanciava morente verso il nemico l’ultima bomba di cui era in possesso, gridando: Viva l’Italia! Fintanto che i Carabinieri sono qui il nemico non passa!”. Cheren, 13 – 16 marzo 1941. Al nome del Brigadiere Attilio Basso sono intitolate le Caserme sedi del Comando Legione Carabinieri Friuli – Venezia Giulia e del Comando Provinciale di Pordenone.

 

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