Commemorazione Malga Bala

Malga Bala 1944

A Tarvisio si ricordano i 12 carabinieri trucidati a Malga Bala nel ‘44

Presente il comandante generale dell’arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette. Sabato 25 marzo 2017, l’Arma dei Carabinieri e la comunità tarvisiana renderanno omaggio ai 12 Carabinieri trucidati il 25 marzo 1944 a Malga Bala (oggi Slovenia), decorati di Medaglia d’Oro al Merito Civile alla memoria. La cerimonia commemorativa – nel 73° dell’anniversario.

Un picchetto di Carabinieri in grande uniforme speciale renderà gli Onori ai Caduti al suono del Silenzio d’ordinanza. Saranno presenti, oltre ai familiari dei Caduti, il Comandante Interregionale Carabinieri “Vittorio Veneto”, Generale di Corpo d’Armata Aldo Visone, il Comandante della Legione Carabinieri Friuli Venezia Giulia, Generale di Brigata Vincenzo Procacci, le più alte cariche istituzionali della Regione, i Sindaci della Comunità Montana Valcanale – Canal del Ferro, i rappresentanti delle Sezioni dell’Associazione Nazionale Carabinieri della Provincia di Udine e quelli delle altre Forze Armate e di Polizia.

– alla memoria dei quali il Presidente della Repubblica il 27 marzo 2009 ha conferito la Medaglie d’Oro al Merito Civile –  erano in servizio  presso il posto fisso di Bretto Inferiore, oggi in Slovenia, per la vigilanza e la protezione della locale centrale idroelettrica, che, più volte sabotata, riforniva di energia tutta la popolazione della zona di Cave di Predil, in provincia di Udine. Il 23 marzo del 1944 i Carabinieri vennero catturati da partigiani slavi, che, a tappe forzate, li condussero sull’altopiano di Malga Bala. Imprigionati all’interno di un casolare, i militari subirono atroci torture prima di venire barbaramente trucidati due giorni dopo. 

foto storica

 

 

 

 

 

La vera storia di Malga Bala

 

                                      23 – 25 marzo 1944: la storia di Malga Bala

I 12 Carabinieri massacrati a Malga Bala, in Slovenia, sopra la Val Bausiza, nel circondario di Bovec (quella volta Plezzo), sabato mattina 25 marzo 1944, solo perché italiani. Erano lì, da alcune settimane, a difesa della centralina idroelettrica che forniva corrente ai paesi del circondario e soprattutto alla miniera di Cave. Tutto il territorio, pur italiano, era del tutto germanizzato dall’occupazione nazista, che aveva trasformato questa zona in una semplice appendice germanica, dove vigevano e imperavano solo ed esclusivamente le aquile tedesche. Erano stati catturati, quei Carabinieri in servizio alla centralina,. Chiusi dall’esterno nel fienile, fu loro dato per cena pastone avvelenato con soda caustica, varichina e sale nero appositamente preparato dalle donne della famiglia di Lojs Kravanja. Una notte terribile, come la si può immaginare. La mattina dopo, sabato 25 marzo, la ripresa del cammino verso la Malga Bala. Erano i Carabinieri e solo i Carabinieri i veri rappresentati dell’Italia e quindi la loro vendetta doveva colpire proprio loro, per una vendetta atroce contro l’odiato nemico di sempre, l’Italia; il loro obiettivo era stato individuato proprio nei Carabinieri, gli unici che quella volta come adesso rappresentavano e rappresentano  l’Italia e il governo italiano più degli altri reparti in armi italiani. Ed era stato scelto proprio quel giorno di festa, il 23 marzo 1944, per l’attuazione di quel crimine che avrebbe lavato col sangue il loro profondo odio contro gli Italiani.

V.Brigadiere PERPIGNANO Dino comandante

Car. DAL VECCHIO Domenico

Car. FERRO Antonio

Car. AMENICI Primo

Car. BERTOGLI Lindo

Car. COLSI Rodolfo

Car. FERRETTI Fernando

Car. FRANZAN Attilio

Car. RUGGERO Pasquale

Car. ZILIO Adelmino

Car. Aus. CASTELLANO Michele

Car. Aus. TOGNAZZO Pietro

 

Associazione Nazionale Carabinieri di Azzano Decimo ( presenti )

 

 

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Commemorazione a Fagnigola 2017

giorno della memoria, per non dimenticare

Cerimonia in memoria del 72° anniversario della fucilazione dei cittadini di Fagnigola

Giovedi 26 Gennaio Fagnigola, cerimonia commemorativa in ricordo alle vittime: Azzano Rinaldo,Cigana Aldo,Longo Cesare,Putto Giannino e Vello Eli. trucidati dai nazifascisti.
Presente anche il cavaliere Luciano Battiston, graziato dalla fucilazione, ma successivamente deportato a Mauthausen.

 

Il Paese e le sue origini

 

La frazione fu abitata fin dal Neolitico, come dimostrano i reperti archeologici rinvenuti in loco. Fu poi colonia romana e nel Medioevo divenne possedimento dell’Abbazia di Sesto al Reghena. Anche Fagnigola ebbe all’inizio del secolo una nuova parrocchiale in stile neogotico, che sostituì nell’uso dei fedeli l’antico edificio Quattrocentesco: antistante al nuovo edificio fu innalzata la Colonna di S.Michele a ricordo della Conciliazione fra Stato e Chiesa (1929). In territorio di Fagnigola ma indipendente dalla parrocchiale di Azzanello è la chiesa di Santa Rosalia: costruzione quattrocentesca, più volte rimaneggiata, conserva affreschi di scuola sanvitese (XV secolo).

 

 

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Medaglia d’oro Attilio Basso

lanciava morente verso il nemico l’ultima bomba di cui era in possesso, gridando: Viva l’Italia!

Le medaglie d’oro ATTILIO BASSO

Ritratto-di-Attilio-Basso

La guerra giunse immediatamente anche in Africa, sia al confine tra la Cirenaica e l’Egitto, sia in quella Orientale, tra i territori dell’Impero, nato nel 1936 con la conquista dell’Etiopia, ed i possedimenti britannici. In Africa Settentrionale, dopo continue scaramucce, gli uomini del generale Graziani, a partire dal 13 settembre 1940, scatenarono una prima offensiva che si esaurì dopo la conquista di una fascia di circa 95 km all’interno del confine egiziano; nel dicembre dello stesso anno, però, gli Inglesi contrattaccarono, riuscendo a far arretrare le nostre forze di 400 km e conquistando la Cirenaica. L’intervento dell’alleato tedesco consentì una nuova vittoriosa offensiva nel marzo-aprile 1941 che, comunque, non cambiò le sorti delle nostre Armi, definitivamente sconfitte ad El Alamein, nell’ottobre-novembre 1942. Invece, in Africa Orientale Italiana le nostre Forze, al comando di Amedeo di Savoia Duca d’Aosta, anche approfittando di una temporanea superiorità, già a partire dal luglio 1940 attaccarono i Britannici in Sudan conquistando Kassala, in Kenia occupando una fascia di territorio di circa 10 km, ed in Somalia espugnando Berbera.

Ma dal gennaio 1941 gli Inglesi ed i loro alleati, opportunamente rinforzati e facilitati dal migliore armamento e dall’abbondanza di mezzi (a fronte delle disponibilità italiane invero limitate: la nostra mitragliatrice più affidabile era considerata la Schwarzlose austriaca, preda bellica della Grande Guerra) attuarono la loro controffensiva. In breve tempo il nemico riprese Kassala ed attaccò la postazione fortificata di Agordat; nonostante la schiacciante supremazia aerea e l’impiego dei nuovi carri Matilda, invulnerabili alle nostre artiglierie, le forze britanniche, composte in buona parte da Indiani e Sudanesi, impiegarono più giorni per avere ragione dei nostri reparti che, impossibilitati a resistere, ripiegarono verso Cheren. È in questa località che si svolse lo scontro decisivo per il possesso dell’Eritrea: i combattimenti ebbero inizio il 2 febbraio 1941 e si concretizzarono in una lunga serie di attacchi da parte del nemico che andarono ad infrangersi contro l’accanita resistenza degli Italiani, bombardati sistematicamente da terra e dal cielo. Purtroppo le nostre Forze venivano sempre più logorate e falcidiate, talché il 27 marzo la battaglia ebbe il suo esito infausto. Dopo Cheren, gli Italiani ripiegarono sull’Amba Alagi, ove il Duca d’Aosta, alla testa di meno di 10.000 uomini, resistette strenuamente per un mese alle preponderanti forze avversarie (circa 40.000 uomini meglio armati ed equipaggiati) finché il 17 maggio 1941, senza più acqua né viveri, i nostri reparti si arresero: i Britannici, riconoscendo l’eroismo degli Italiani, tributarono loro l’onore delle armi.

Avrebbe invece resistito per altri sei mesi il Generale Nasi a Gondar, difesa da quattro caposaldi e da due presidi, Debrà Tabor, che cadde nel maggio senza quasi combattere, e Uolchefit, che fu espugnata dopo una strenua ed accanita resistenza solo il 28 settembre. La caduta del caposaldo di Culqualber (21 novembre 1941) aprì al nemico la strada per Gondar che cadde il 30 novembre 1941: veniva così definitivamente ammainato il Tricolore sull’effimero Impero nato appena cinque anni prima dalla volontà del regime fascista. Fu durante gli scontri di Cheren del marzo 1941 che rifulse l’eroismo del Brigadiere Attilio Basso; egli nacque nella frazione Fratta di Pravisdomini (allora provincia di Udine, oggi Pordenone) il 21 luglio 1901 dai mezzadri Arcangelo ed Angela Segat; dopo aver lavorato come contadino e muratore in gioventù, a 19 anni rispose alla chiamata di leva e, nel novembre 1920, si arruolò nell’Arma. Carabiniere a cavallo nel 1921, dopo aver prestato servizio per breve tempo nella Legione di Treviso, ottenne di essere trasferito nel Regio Corpo Truppe Coloniali della Cirenaica nel dicembre dello stesso anno. Destinato alla Divisione autonoma Carabinieri della Cirenaica, si distinse nella campagna per la riconquista della colonia, riportando una ferita alla testa in combattimento sul Gebel nel maggio 1924 e meritando per tale episodio una Medaglia di Bronzo al V.M. Nel 1926 rientrò a Roma, ove rimase tre anni; nel 1933 fu trasferito in Tripolitania col grado di Appuntato e, nel gennaio 1936, fu mobilitato per l’Etiopia con la 392a Sezione Carabinieri. L’entrata dell’Italia nella II Guerra mondiale lo trovò ancora in terra d’Africa con il grado di Brigadiere. Cadde eroicamente a Cheren, il 16 marzo 1941, continuando a combattere con fierezza nonostante le gravissime menomazioni inflittegli dal nemico. L’eroico comportamento del Brigadiere Attilio Basso è compiutamente compendiato nella motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare che gli fu concessa “alla memoria”: “Tipico esempio di purissimo combattente, dava le più fulgide prove di coraggio, eroismo, abnegazione, spirito di altruismo. Crivellato di pallottole di mitragliatrici in prolungato aspro combattimento sostenuto dal suo reparto e con un braccio spezzato, non lasciò il posto di combattimento: continuò ad incitare compagni ed inferiori alla resistenza e si trascinò oltre le linee per portare aiuto ad un ufficiale gravemente ferito. Quando le sue forze non gli consentirono più di esplicare azioni che solo elevatissimi spiriti possono compiere, lanciava morente verso il nemico l’ultima bomba di cui era in possesso, gridando: Viva l’Italia! Fintanto che i Carabinieri sono qui il nemico non passa!”. Cheren, 13 – 16 marzo 1941. Al nome del Brigadiere Attilio Basso sono intitolate le Caserme sedi del Comando Legione Carabinieri Friuli – Venezia Giulia e del Comando Provinciale di Pordenone.

 

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Oslavia Gorizia

   Asoociazione Nazionale Carabinieri  AZZANO DECIMO  presente alla commemorazione anno 2015

Oslavia è nota soprattutto per il sacrario dedicato ai caduti della  Prima guerra mondiale.

Il sacrario fu costruito nel 1938su progetto di  Ghino Venturi e presenta un imponente corpo centrale di forma cilindrica in pietra bianca, sulla sommità di una scalinata. Custodisce le spoglie di 57.741 soldati, di cui circa 36.000 ignoti, morti nelle battaglie di Gorizia. I militi sono per la stragrande maggioranza italiani, ma vi sono sepolti anche 540 soldati austriaci.

Tra i caduti italiani che vi trovano sepoltura ci sono anche 13 medaglie d’oro, tra cui il generale Achille Papa, e il capitano Italo Stegher entrambi uccisi alla Bainsizza e sepolti al centro della cripta.

Prima dell’erezione del sacrario militare alcune spoglie erano conservate al Cimitero dei quattro generali, collocato anch’esso a Oslavia, in corrispondenza della quota orografica 172 attorno alla quale si svolsero cruenti scontri nella Prima guerra mondiale: il cimitero conservava i resti di 1686 caduti italiani e di quattro generali  ( Achille Papa, Ferruccio Trombi, Nicola Tancredi Cartella e Alceo Cattolocchio) da cui prese il nome. Tali salme vennero tumulate nel nuovo monumento nel 1938.

Ogni vespro la campana “chiara” rintocca in onore dei caduti.

Ogni 8 agosto, nell’anniversario della “presa di Gorizia” del 1916 durante la sesta battaglia dell’Isonzo, vi si tiene una cerimonia in memoria dei caduti di tutte le guerre.

…fonte Wikipedia

 

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